Il rapporto fra scienza, religione e Dio

stained-glass-1181864_1920Gli straordinari, inarrestabili, progressi della scienza stanno allontanando l’uomo, come sostengono molti studiosi, da ogni riferimento alla visione spirituale  del mondo, lasciando cadere qualsiasi richiamo all’idea metafisica e morale.

Il pensiero contemporaneo tende sempre più a rifiutare l’assoluto, oscillando tra visioni prometeiche di grandezza e tragiche negazioni della propria identità. L’uomo vuole sostituirsi a Dio. Ma un mondo senza Dio, per Dostoevskij, è un mondo senza finalità e progettualità, senza speranza, dove “tutto è possibile”.

Autori, come Dawkins, Krauss, Harris e Dennett, sono uniti dall’obiettivo comune di confutare l’esistenza di Dio. Essi cercano di dimostrare che la religione è “falsa” e che Dio “non esiste”, sostituendo Dio con l’evoluzione di Darwin, la quale conduce alla complessità del mondo e pertanto non ha bisogno di un “creatore”. L’universo – afferma Dawkins nel suo libro L’illusione di Dio – si è “autogovernato dal nulla”. E’ l’universo, non Dio, a “essere infinito”.

Autorevoli scienziati e filosofi ritengono che gli argomenti esposti dai Neoatei non sono “scienza pura”, si tratta di “scienza con uno scopo” (A.Aczel): quello di negare l’esistenza di Dio. I loro argomenti risultano “tendenziosi”. “Piegano e distorcono” la scienza secondo i propri fini. La forte ostilità verso ogni forma  religiosa è un atteggiamento dogmatico dei Neoatei, che accentua il conflitto tra scienza e fede e li conduce a “screditare” la dimensione del sacro e del trascendente. E’ una contrapposizione – dichiara Numbers – “stantia, superata” e largamente “confutata”, in quanto non sostenuta dal “peso dell’evidenza”.

Un importante contributo alla conoscenza e alla comprensione del rapporto fra scienza, religione e Dio è recato dal libro di Alister McGrath, La grande domanda. Perché non si può fare a meno di parlare di scienza, di fede e di Dio, (Bollati Boringhieri, Torino 2016, pagine 261, € 23).

Ci troviamo di fronte ad  alcuni dei maggiori misteri irrisolti della storia del pensiero umano: dare un senso alla vita e al mondo; trovare il significato dell’esistenza; rintracciare la nascita della mente e della coscienza; l’origine del linguaggio e del pensiero simbolico; la dimensione del sacro e del trascendente.

Nell’ambito delle neuroscienze, c’è un interesse sempre crescente a indagare la dimensione della religione, come possibilità di rispondere – rileva McGrath – a queste grandi domande poste dall’umanità. La religione “non  può dirci” quanto dista la stella più vicina, così come la scienza “non può spiegarci” la percezione e il mistero del creato,  Scienza e fede costituiscono due delle più grandi conquiste della civiltà umana e possono fornirci prospettive diverse, ma “complementari” dell’uomo e del mondo, attraverso un fecondo dialogo  che ci può arricchire ed elevare.

La scienza da sola non può fornirci risposte sul “significato” della realtà né è in grado di produrre principi morali. Che vanno cercati oltre l’ambito scientifico. Per cogliere la profondità della realtà esistenziale occorre esaminarla attraverso molte “mappe”, tante finestre e narrazioni, e trovare il modo in cui esse possano intrecciarsi e connettersi.

La scienza non è né atea né teista (Gould), cioè non è né pro né contro la religione. La scienza – ha scritto E. Scott –  non nega né avversa il soprannaturale, bensì lo “ignora” per motivi metodologici, in quanto essa è “legata” al metodo definito “naturalismo metodologico” necessario per investigare la realtà. La scienza è scienza.  La verità scientifica è una verità “esatta”, ma “incompleta” e non definitiva. Esistono questioni esistenziali più profonde, quelle che Popper ha chiamato “questioni ultime” alle quali la scienza non è in grado di dare una spiegazione.

Lo stesso Einstein appare preoccupato e rassegnato di fronte all’incapacità della scienza di cogliere il significato ultimo del mondo ed è portato a concludere che esiste qualcosa di “essenziale” al di là del dominio della scienza, oltre l’orizzonte dell’esperienza, al di fuori dei confini dell’esistenza fisica, materiale, dell’uomo. Il significato ultimo del mondo, le nostre esistenze sono “toccate”- spiega Einstein –  dalla trascendenza. E la scienza non può né dimostrare l’esistenza di Dio  né confutarla.

Oggi, contrariamente all’idea del razionalismo, che sosteneva che la religione nasce dal “sonno della ragione”, si rafforza sempre più il concetto che la fede sia un “fenomeno naturale”, un’attività cognitiva “innata” dell’essere umano (Bloom). Di qui, la nozione di “scienza cognitiva della religione” introdotta da J. Barrett per definire gli approcci allo studio della religione derivati dalle neuroscienze. Le ricerche neuro scientifiche infatti mostrano che il sentimento religioso nasce dai “processi cognitivi consci e inconsci della mente”.

Sia la narrazione religiosa sia la narrazione scientifica dunque ci dicono – precisa con forza McGrath – la medesima cosa: il desiderio di Dio è “naturale”. La visione scientifica e la visione religiosa sono due grandi visioni del mondo, le quali dovrebbero “convivere”, perché ci aiutano a “capire” chi siamo, perché esitiamo e come dovremmo agire. Per questi motivi, l’essere umano – afferma con forza McGrath – “non può fare a meno di parlare di scienza, di fede, di Dio”.

Recenti ricerche hanno mostrato che la spiritualità è una “strategia evolutiva”, una tendenza fondamentale, una predisposizione di tipo evoluzionistico, espressione del bisogno “innato” dell’homo religiosus a ricercare la trascendenza. Come l’arte, la musica, il linguaggio, il sacro (in latino sacer  da cui il concetto di religio), per Rudolph Otto, presenta caratteristiche “universali”, fra le quali il senso del mysterium tremendum , ciò che sta al di là del comprensibile, una dimensione innata della mente umana.

Le ricerche indicano poi che nel cervello vi sono aree e sistemi neurali coinvolti nelle esperienze spirituali, le quali sono implicate nella produzione di sostanze, come dopamina, noradrenalina, serotonina. Autorevoli scienziati parlano di “un’area del divino” nel cervello.

L’insieme di tutte queste considerazioni portano alle seguenti conclusioni: tutte le teorie, come precisa lo scienziato Aczel, dimostrano che la scienza non ha fornito “alcuna prova” che Dio non esiste. Nessuno può quindi dimostrare o confutare l’esistenza di Dio.

Scienza e religione sono due straordinari saperi, che devono agire in una condizione di collaborazione, comprensione e di mutuo rispetto, poiché entrambe sono parte complementare della ricerca della realtà e del senso dell’esistenza.

Una risposta

  1. Se la fede risulta innata ma non necessariamente deve essere collegata ad una religione o a Dio ma semplicemente ad un credo che un individuo si crea che risulti fuori dagli schemi scientifici e introduca la metafisica il credo può risultare complementare con lo scientifico la religione e il Dio seguono un dogma e non risulta innato.
    Le percezioni che noi consideriamo innate non riguardano chiese mosche o altre sedi dove si processano funzioni o preghiere .
    La fede è la vera forza delle religioni ma la cosa curiosa è che puo esistere anche senza si esse.

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