Maria Montessori

Per poter educare, dobbiamo innanzitutto conoscere chi stiamo educando

Medico, candidata tre volte al Premio Nobel per la Pace, Maria Montessori è la donna italiana più famosa al mondo.

Biografia Parte 1

Maria Montessori nasce in provincia di Ancona nel 1870. Il padre Alessandro era un uomo liberale e vedeva la figlia come potenziale maestra poiché questo all’epoca si addiceva ad una donna che volesse intraprendere una buona formazione culturale, essendo però allo stesso tempo anche qualcosa di idoneo alle donne. Per lui la nuova Italia, da poco unificatasi sotto il regno di Vittorio Emanuele II, aveva bisogno di madri virtuose e di insegnanti preparate. La madre di Maria, Renilde, è però una donna più moderna del marito e si rende conto che la figlia ha un’intelligenza particolare, oltre che un carattere determinato. In un mondo maschile a scuola ottiene buoni voti, ma non si distingue particolarmente dai colleghi maschi.

Al momento dell’iscrizione alle scuole superiori, Maria riesce a convincere il padre e inizia a frequentare una scuola tecnica, la Regia Scuola Michelangelo Buonarroti. Ha quindi modo di appassionarsi alle scienze. Una sera camminando vicino all’istituto scolastico, avrà la sua vocazione per iscriversi poi a Medicina, unica donna tra tanti uomini: vede una donna che chiede l’elemosina e vicino a lei il figlio che giocherella con della carta. Si rende quindi conto che c’è un mondo che di lei ha necessità, che lei ha il dovere di soccorrere i bisognosi in tutti i modi possibili. Il padre inizialmente è contrario poiché appunto gli sembra assurdo che una ragazza si occupi di scienza e soprattutto di tutti gli argomenti che sono oggetto di studio a Medicina. Visto che le titubanze delle Autorità Accademiche, incluso Guido Baccelli un professore della Sapienza sono tali da escluderla, inizialmente Maria si iscrive alla Facoltà di Scienze Naturali, per colmare le carenze che sembrano precluderle l’iscrizione. Formatasi per un certo periodo in questo modo, al Ministero dell’Educazione grazie a Baccelli si decide di immatricolarla. Ma dovrà andare in facoltà sempre accompagnata da un adulto. O svolgere la pratica di anatomia da sola, senza compagni presenti, in orario notturno. Durante le lezioni si distingue spesso per bravura, volontà, passione che le fanno da scudo per fronteggiare la lieve opposizione paterna e l’ostilità di molti dei suoi compagni. Per preparare la tesi di laurea sceglie di frequentare la Clinica Psichiatrica, guidata dal dr. Ezio Sciamanna. Nello stesso periodo tiene una lectio magistralis di fronte a compagni e professori e si distingue per abilità retorica, conoscenze, ottenendo gli applausi meritati del pubblico alzatosi in piedi per lei. I familiari stanno appoggiando le sue scelte e la accompagnano a discutere la tesi di laurea “Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico”, una tesi sperimentale e pedagogica allo stesso tempo.

Sempre in questi anni si avvicina al femminismo, diventando un’attivista per i diritti delle donne: parla a congressi internazionali in tale settore, evidenziando che in paesi come l’Italia le donne hanno ancora difficoltà ad accedere all’istruzione o al mondo del lavoro. Intanto è assunta come medico alla Clinica Psichiatrica. Qui conosce Giuseppe Montesano, diventano amici; li lega anche l’interesse comune per i bambini disagiati, ospiti degli istituti per disturbi mentali. Maria è infastidita dal fatto che bambini con certi disturbi sociali, o di apprendimento, fossero incasellati in una categoria o in un’altra. I bambini frenastenici sono giudicati impossibili da educare. Il capitalismo dell’epoca richiede una manodopera sempre più qualificata. La scuola è modellata su questi standard: la disciplina è rigida, quasi crudele. Maria osserva gruppi di bambini sofferenti, in asili ridotti alle condizioni di prigioni. E sente che deve fare qualcosa per loro, dare e creare stimoli che li facciano crescere ed evolvere. Così inizia a leggere il pedagogo francese Itard, che studiò ad esempio il caso del ragazzo selvaggio trovato nei boschi, Victor. Maria discute di tali argomenti ed obiettivi anche con il collega. Vivono una relazione simbiotica stretti anche dal lavorare insieme in un ambito appassionante ed innovativo. Montesano però origina da una famiglia nobile e Maria per quanto di lui innamorata e ricambiata non rientra negli schemi borghesi dell’epoca poiché troppo indipendente. Maria partecipa ad un Congresso Nazionale a Milano ed è incinta, un segreto che sa soltanto Montesano, ma purtroppo egli, per i motivi suddetti, non solo non sposerà Maria ma non riconoscerà nemmeno il bambino, che Maria dà alla luce in una magione di campagna vicino a Roma insieme alla madre Renilde. Il bambino per una serie di anni non vive con Maria e la sua famiglia di origine, ma viene affidato ad una nutrice.

Pochi mesi dopo il parto, Maria torna in auge e crede sempre di più nell’infanzia e nella sua educazione, che va estesa a tutte le classi sociali soprattutto le più basse, le più sfavorite, le più vulnerabili. Bisogna togliere dagli asili-ospizio d’Italia i bambini poveri, che vivono in uno stato di abbandono. E i bambini considerati con ritardo mentale hanno diritto all’educazione in centri specializzati con maestri formati ad hoc. Le idee di Maria stanno per fortuna avendo successo e lei conquista il pubblico come donna “brillante” ed “erudita”. La sua fama cresce in Italia e all’estero. Crede molto nel ruolo della madre che però deve essere una donna preparata ed emancipata, sempre in linea con il femminismo professato dalla dottoressa.

Nel 1900 comincia la sua “pedagogia scientifica”, una psicologia dell’apprendimento che rispetta il bambino e la sua personalità: si basa sul lavoro diretto in aula. I bambini ricevono attenzioni pedagogiche plasmate sulle loro necessità peculiari. Maria progetta materiali che testa di persona. Idea strumenti semplici e creativi: appunto materiali lisci contrapposti a tavole rugose, per stimolare il tatto o campanelle che riproducono le scale musicali. Cerca di sviluppare reti neurali nel cervello di bambini in difficoltà, grazie a fabbricazioni che sono vere e proprie “chiavi di lettura dell’universo”. E di fatto iniziano ad imparare a leggere bambini che nessuno avrebbe prognosticato in tal modo.

La fama di Maria cresce e il padre le regala per il compleanno un libro con tutti i ritagli di articoli che la riguardano. Intanto Maria si mantiene lavorando come insegnante ad Igiene ed Antropologia e facendo lezione anche a Magistero. Sempre in questo periodo frequenta la facoltà di Filosofia, stendendo di persona il suo piano di studi: dà esami di psicologia, antropologia, filosofia. Continua ad insegnare e una delle sue allieve più intime è Anna Maria Maccheroni, in seguito una delle sue collaboratrici. Intanto suo figlio ha già otto anni e frequenta un collegio, pagato da Montesano, ma mai da lui incontrato.

Ora Maria si dedica ad un progetto educativo dei bambini poveri del quartiere San Lorenzo. C’è un’abitazione semplice, che viene adibita a scuola da Maria e dai suoi collaboratori. Sono raccolti giocattoli e cibo, ad hoc per bambini originari di famiglie umili. L’edificio viene chiamato CASA DEI BAMBINI, uno spazio su misura per loro. L’elemento chiave dell’attività di Maria è l’osservazione: lei e le altre educatrici intervengono poco per sedare i diverbi tra i piccoli, ma propongono loro i materiali e le attività più adeguati. In poco tempo i bambini cominciano a lavorare per realizzare gli esercizi proposti: impilano cubi, fanno puzzle… è un modo per ammaestrare i bambini portandoli sul percorso della loro indipendenza. Le mansioni quotidiane rientrano nel programma educativo: cucire i bottoni, allacciarsi le scarpe, spazzolarsi i denti. Sono tutte cose gratificanti per il bambino perché lo autonomizzano. I bambini imparano a stare in silenzio e a seguire piccole lezioni.

Maria scrive il libro “Il segreto dell’infanzia” parlando anche della sensibilità dei bambini, e del fatto che vanno trattati con rispetto.

Poi si inaugura una seconda casa dei bambini, i quali dimostrano forti progressi intellettuali: figli di genitori analfabeti imparano a leggere e scrivere grazie al sistema educativo della Montessori.

Una nuova collaboratrice si affaccia nella sua vita: Alice Franchetti Hallgarten, la quale offre un luogo tranquillo a Maria per scrivere un altro libro “Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini”, di immediato successo in Italia, ma anche l’edizione americana è un vero best seller. Quando Maria ha 42 anni muore Renilde e la Montessori per molti anni si vestirà a lutto in memoria della madre. Tuttora il figlio Mario non vive con lei, per quanto un giorno egli le dica “lo so che sei mia madre” poiché Maria gli fa spesso visita a Castiglion Fiorentino, dove vive presso una famiglia. In seguito a questa frase, Maria si rende conto che diventa ora fondamentale vivere insieme a suo figlio.

Biografia Parte 2

Nel 1913 quindi Maria porta a casa il figlio Mario. Nello stesso periodo il metodo Montessori diventa noto e diffuso in tutto il mondo: Sud America, Inghilterra, Svizzera. Gli Stati Uniti sono il paese extra Italia dove più che in altri si aprono sedi di scuole montessoriane, circa un centinaio già in questi anni. Sempre in questo anno Maria tiene un corso presso casa sua, con 67 corsiste americane su 87 totali; parla in italiano con traduzione inglese, vestita ancora a lutto per la morte della madre (abiti che indosserà neri per molti anni a seguire, in suo ricordo). Il corso più che regole insegna una filosofia di pensiero e di vita.

Man mano le corsiste diventano collaboratrici della Montessori. Di solito teoria e pratica erano insegnate unitamente. Altri collaboratori di Maria furono gli americani Alexander Graham Bell e Mabel Hubbard. Riuscirono a portare Maria negli Stati Uniti, invitata da McClure, un associato, dopo anni in cui si stava avvicinando al paese d’oltreoceano, poiché seguiva personalmente l’apertura di ogni nuova scuola e istituzione montessoriane. Così parte a bordo di una nave, chiamata Cincinnati a novembre e a dicembre approda a New York. Maria fa il tour, tenendo conferenze, degli USA dove è una vera celebrità. Anche l’anno, il 1914, dopo Maria si reca negli Stati Uniti, con Mario, invitata dall’Associazione Nazionale per l’Educazione. Da questo momento in poi Mario sarà collaboratore di Maria nell’Associazione per il metodo Montessori. Maria dall’estero scrive lunghe lettere al padre, che è ormai anziano e malato. Altra cosa che la preoccupa è la situazione politica Italiana: il paese è infatti parte della Triplice Intesa entrando così nella Prima Guerra Mondiale. Mario riesce a consolare la madre, così come le sue collaboratrici Helen Pankhurst, Anna Maccheroni e Anna Fedeli che riescono a riportare Maria all’ottimismo di sempre. Pronta a tenere una conferenza alla Casa Bianca, viene travolta dalla notizia della morte del padre e rientra in Italia subitamente. Mario rimane negli USA mentre Maria si sposta in Spagna, per evitare la situazione di guerra presente in Italia; va a Barcellona e ne rimane affascinata. Gli studenti la amavano: provenivano anche da paesi vicini. Finita la guerra nel 1918 Maria può spostarsi in altre città: Londra, Parigi, Vienna, Amsterdam, Budapest, ma rimane con sede fissa a Barcellona dove l’hanno raggiunta anche Mario con la moglie Helen Christie, un’americana giovane insegnante montessoriana.

Intanto in Italia prende il sopravvento il fascismo e sale al potere Mussolini; dopo qualche anno avvenne un incontro privato tra lui e Maria: egli pensò che bambini che imparavano efficacemente potessero essere utili ai suoi obiettivi politici, per cui appoggiò Maria, in un primo momento. Lei è titubante ma si illude in parte che il nuovo governo possa sostenere l’apertura di sue nuove scuole. Ma appena Maria si rese conto che quelle stesse scuole sarebbero dovute essere base per fare propaganda politica, preferì distaccarsi dal fascismo e questo le fu in parte di ostacolo. Maria dichiara “io non sono di nessun partito politico”. Essendo una donna di grandi ideali è verosimile. Maria, Mario con la moglie e quattro nipoti, nati nel frattempo, tornano a Barcellona. Anche la Spagna di Franco però non è un posto tranquillo, così deve andarsene e parte in nave per l’Inghilterra. Si rende conto che non solo la prima infanzia ma anche l’adolescenza è un periodo cruciale da tutelare, poiché è in questa fase che si sviluppa il senso della giustizia e la dignità personale. Crea anche le farm school: fattorie didattiche dove i bambini e i ragazzi possono dedicarsi ad attività all’aria aperta, con possibilità anche di fare studi e lavori scientifici. Intanto Mario divorzia da Helen, tenendo con Maria i quattro figli (1936).

Maria tiene una conferenza anche in Danimarca, paese che ospita profughi di Franco: crede nell’educazione alla pace per i giovani, così da evitare guerre in futuro. I giornalisti danesi la definiscono “la migliore oratrice italiana di tutti i tempi”.

Siamo invece alle porte della Seconda Guerra Mondiale. Maria parte per l’India dove resta circa 6 mesi. I suoi testi vengono tradotti in hindi, e la dottoressa entra in contatto con figure come Gandhi e Tagore. Ha circa settant’anni ma è carica di energie. Visita edifici dall’aria coloniale circondati da un ambiente selvaggio, il tutto immerso in una profonda pace. Maria si veste ora di bianco e l’India porta in lei e nel suo pensiero profonde trasformazioni. Per l’induismo infatti la morte è la porta per una nuova vita. Maria crede che l’educazione sia il modo per ricostruire il mondo. L’India sogna l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Maria contribuisce a questo impegno con il pacifista Mahatma Gandhi (conosciuto a Londra nel 1931) con cui ha modo anche di riflettere sul ruolo dei bambini nel raggiungimento della pace. I due sono legati da una estrema affinità di idee. I bambini sono infatti la base per un’armonia duratura, un loro potenziale. Le farm school della Montessori sono simili alle scuole tecniche di Gandhi, orientate alla produzione artigianale e manuale: servono per promuovere l’emancipazione. Maria tiene corsi in India: gli studenti vogliono diventare insegnanti migliori dotandosi di strumenti morali ed intellettuali per una rinascita della società. La guerra continua e Mario viene internato in un campo di lavoro in Italia. Maria è isolata e rientrata in Inghilterra senza il figlio stenta a comunicare in inglese, così riflette sullo sviluppo del linguaggio: il neonato ha enormi capacità e apprende automaticamente la lingua che gli viene parlata, se questo avviene (per questo Victor il selvaggio era apparentemente muto, perché nessuno gli aveva parlato). Rivela soltanto ora che Mario è suo figlio: in India ha imparato ad essere se stessa. Siamo alla fine della guerra, nel 1945, e Maria è di nuovo in India, tenendo una conferenza a Jaipur, la città rosa. È il periodo della diffusione del parto dolce: il neonato deve stare a contatto con la madre appena nato, non rimanere per ore sotto l’osservazione dei medici; Maria ne è una seguace.

Mario, finita la guerra, è di nuovo libero, e si avvicina all’educatrice Ada Pierson, che ne ha curato i figli per sette anni. Maria è contenta di questo avvicinamento. Tutti vivono ad Amsterdam. Poi si trasferiscono a Londra, dove Maria ritrova le amiche di sempre Phoebe Child e Margaret Homfray dimostrando loro la calma e l’entusiasmo che le sono consueti. Maria lucida con loro l’argenteria, una semplice attività proprio come quelle che si insegnano nelle Case dei Bambini: attaccare bottoni, allacciarsi le scarpe, servire a tavola, sparecchiare. Sono modi per portare i bambini all’autonomia rendendoli responsabili. Maria si è poi avvicinata (in India) all’armonia cosmica, all’ecologia: ogni essere vivente ha un ruolo significativo nel mondo, e contribuisce al bene comune; quest’armonia esprime un progetto divino. Il gioco del silenzio, praticato dai bambini nelle sue Case, era di fatto un esercizio di concentrazione e meditazione, ed era anche un modo per coltivare la spiritualità.

Maria è ormai anziana ma è ancora carica di energie; è tornata a vestirsi di nero, con un rametto di fiori appuntato nell’abito. Si considera una nomade la cui dimora è la Terra. L’Italia è una Repubblica. Maria può tornare nel 1947. È ospite d’onore nel paese. La dottoressa rinnega molto del suo bagaglio culturale poiché le sembra un limite all’espansione delle sue teorie. Il suo lavoro non consiste soltanto di norme, ma è una rivelazione da interpretare. L’educazione viene definita come il processo con cui si cerca di risvegliare le forze divine nell’anima di ogni bambino. In questo periodo Maria fa il terzo viaggio in India con il figlio Mario e la di lui moglie Ada. L’India è ormai indipendente dalla Gran Bretagna, il paese è libero, la gente scende per le strade. Gandhi ha avuto la meglio. Il nuovo governo ha Nehru come primo ministro. Maria fa anche una trasferta in Sri Lanka. Poi raggiunge Karachi in Pakistan. Molti adepti si uniscono ai suoi corsi e i maestri formati da lei hanno sia una formazione tradizionale sia devono essere sensibili anche al miracolo della vita.

Maria torna in Europa. Nel 1949 è a Sanremo per un Congresso Internazionale Montessori. Il pubblico è sempre più eterogeneo, non ci sono solo giovani maestrine, ma persone di ogni estrazione sociale e religiosa. Tutti abbracciano la spiritualità montessoriana. Si passa dalla parola ‘educazione’ alla parola ‘coltivazione’. I veri maestri devono essere allo stesso tempo scienziati e mistici. Bisogna volere la ricostruzione della società umana e il suo rinnovamento. Bisogna avere come obiettivo l’uomo del futuro. In quell’anno il Comitato per il Nobel la designa come candidata al premio Nobel per la Pace. Sempre nello stesso anno riceve la Legion d’Onore dalla Francia. Per tre volte però non ottiene il premio Nobel.

Maria ormai anziana vuole chiarire che le sue dottrine non devono rimanere legate a lei in modo dogmatico, schematico ma devono evolvere con l’evoluzione dei maestri. Nel 1950 partecipa ad una conferenza dell’UNESCO e punta al concetto della costruzione della pace. Anche il Belgio le attribuisce un’onorificenza nazionale. L’Università di Amsterdam la nomina dottore honoris causa. Invitata in Ghana per tenere conferenze, ma le sue ormai precarie condizioni di salute non le consentono di partecipare. Di lì a poco morirà per un’emorragia cerebrale. Viene sepolta a Noordwijik, perché aveva chiesto di non essere sepolta in Italia. Siamo nel 1952. Mario, indicato nel suo testamento come “mio figlio” è a capo dell’AMI Associazione Internazionale Montessori fino alla sua morte nel 1982. Gli è poi succeduta Renilde, nipote di Maria. La discendenza quindi riesce a portare avanti il messaggio di Maria. Per Maria sono i bambini gli incaricati, coloro che devono proseguire il cammino con il loro prezioso operato per un mondo nuovo.

I GRANDI PRINCIPI DELA PEDAGOGIA MONTESSORIANA

1 ogni bambino è unico

Il bambino da 0-6 anni è dotato di una mente assorbente che gli permette di captare le impressioni percepite dall’ambiente. Ogni bambino poi è unico, ha una sua personalità, un suo rito di vita, qualità ed eventuali difficoltà. Esistono poi periodi specifici per i vari tipi di apprendimento -periodo sensibile del linguaggio, tra i 2 mesi e i 6 anni in cui il bambino dà un nome ai concetti -periodo sensibile della coordinazione dei movimenti, da 18 mesi a 4 anni in cui affina l’uso delle mani -periodo sensibile dell’ordine, dalla nascita a 6 anni, in cui classifica ed effettua ragionamenti per imparare ad ordinare -periodo sensibile della raffinatezza sensoriale, da 18 mesi a 5 anni -periodo sensibile del comportamento sociale dai 2 ai 6 anni -periodo sensibile dell’interesse per piccoli oggetti, nel corso dei primi 2 anni di vita. L’ambiente ideale per il bambino deve essere rassicurante, sicuro, sereno, adatto ad essere esplorato, adatto ai bisogni di ogni periodo, ordinato ma dove ci sia libertà d’azione da parte del bambino

2 libertà e disciplina

I bambini hanno accesso ai giochi che usano per tutto il tempo che vogliono ma poi li ripongono in ordine. Il bambino in gruppo può anche non partecipare ma rispetta l’impegno degli altri. Può bere e mangiare a suo piacimento, ma soltanto la sua parte. Può parlare, ma solo rispettando e ascoltando gli altri.

3 l’ordine

Fa parte del periodo sensibile 2-4 anni. Se trova ordinato l’ambiente sarà più in grado di conservarlo in tale modo. Deve vederci ordinare la spesa, riporre i vestiti, tenere ordinata la cucina etc. Il bambino si abituerà a tenere ordinato da solo.

4 autonomia

Il bambino impara a lavarsi le mani da solo, a portare vassoi, a servirsi da bere, a tagliarsi torta o frutta autonomamente, a realizzare una ricetta, a rimediare ad un pasticcio, a vestirsi e svestirsi da solo, a preparare un mazzo di fiori, ad apparecchiare la tavola.

LE ATTIVITA’ CREATIVE MONTESSORI

  1. Delimitare l’area di gioco ad esempio delimitando lo spazio su di un tappeto
  2. Imparare a portare vassoi
  3. Organizzare un vassoio per bere da soli
  4. Imparare a rimediare ad un pasticcio con il mocio o una spugna e un secchio
  5. Imparare le buone maniere a tavola e i saluti e i ringraziamenti in generale
  6. Dipingere in libertà poi riordinare le opere
  7. Imparare a vestirsi e svestirsi e riordinare gli abiti
  8. Apparecchiare
  9. Piegare i panni asciutti
  10. Organizzare una scatola dei contenitori
  11. Lavagna con bigodini, usati per elaborare delle figure o scritte (anche per non vedenti)
  12. Imparare ad aprire e chiudere un lucchetto
  13. Staccare e riattaccare moschettoni
  14. Usare il macinacaffè
  15. Cucire il contorno di un cuore di stoffa
  16. La bacinella del bucato
  17. Preparare un vassoio per tagliare
  18. Frutta e verdura da preparare da una cassetta
  19. Temperare le matite
  • Travasare dell’acqua
  1. Versare usando due caraffe
  2. Travasare con una pinza
  3. Usare una bacinella dell’acqua per imparare modi per travasare
  4. Giocare con una bacinella con della sabbia
  5. Trasferire dell’acqua con una spugna
  6. Imparare ad usare un contagocce
  7. Creare dei piccoli cuscini di stoffe diverse
  • La fabbrica dei suoni: usare contenitori pieni di materiali diversi per creare diversi suoni
  1. Il gioco degli odori
  • Il gioco del gusto
  1. Strisce lisce e ruvide su di una tavolozza
  2. Il sacco dei misteri, riempito con piccoli oggetti da indovinare
  3. Il tubo di perline colorate, da rendere diversi tra loro per poi descriverli
  4. Giochi con la pasta di sale
  5. Percorso sensoriale a piedi nudi
  6. Creare una casa per una bambola con una scatola e riempirla per creare mobiletti
  7. Creare torri di oggetti a scalare
  • Le matriosche
  1. Riordinare tappi di diversi colori
  2. Separare il sale grosso da quello fino
  3. Riordinare perline diverse tra loro
  4. Imparare ad accoppiare calzini uguali tra loro
  5. Riordinare diverse cianfrusaglie in cestini e scatoline
  6. Riordinare la scatola dei bottoni
  7. Gioco con l’acqua: affonda o galleggia?
  8. Gioco: vivente e non vivente (oggetti da riordinare come sassi o erbe)
  9. Distinguere oggetti morbidi e ruvidi
  • Imparare a pinzare noci, castagne, a usare le mollette per il bucato
  1. Imparare a stendere
  2. Imparare ad usare la calamita
  3. La galleria dei colori: radunare oggetti diversi ma simili per colore
  4. Fare collage di simili colori
  5. Mettere matite colorate, pennarelli etc in vasetti riordinati per colore
  6. Ordinare oggetti dello stesso colore per sfumature a crescere o a scalare
  7. Riunire i cibi per colore
  8. Giocare a tris con tappi colorati
  9. Attività in giardino come tenere un orto
  10. Fare germinare le lenticchie
  11. Costruire uno spaventapasseri
  12. Creare una casa degli insetti buoni
  13. Coltivare dei vasi profumati con diversi fiori e piante fiorite
  14. Creare un dipinto con le foglie cadute
  15. Fare una caccia al tesoro

Non seguite me, seguite il bambino.

Maria Montessori

BIBLIOGRAFIA

  • Maria Montessori, RBA ed.
  • Il metodo Montessori, Delphine Gilles Cotte, Demetra ed.

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