Ci troviamo a camminare nell’epoca della condivisione sul social media. Ogni fatto, atto o momento è dipinto in mondo istantaneo, più veloce della luce stessa, su qualsiasi social network che nascono e si sviluppano in un battito di ciglia. Alle volte non ci accorgiamo di quanto questa condivisione ci allontani dal vero contatto sociale, benché, per alcuni, le motivazioni sottese a questa opera di compartecipazione di stati d’animo e di avvenimenti siano solo quelle di accorciare le distanze con i nostri cari che, molte volte la vita, ci allontana. Altre volte però, per altri, questa condivisione diventa solo un modo per canalizzare frustrazione, emozioni negativi causati soprattutto dal male che ha irrotto, già da un anno, nella nostra quotidianità, cambiandola. Effetti questi devastanti soprattutto per tutti coloro che si stanno ancora formando a livello cognitivo e comportamentale, ovvero i giovani che vivono in una realtà anomica, priva di una identità di valori fissi e sani. Così questi cercano schemi comportamentali, violenti e aggressivi, appresi proprio da questi canali (video games, gaming online, social network) e riproducono all’esterno con condotte ascritte ai fenomeni del bullismo, cyberbullismo, baby gang ecc con la compartecipazione di alcuni educatori che dovrebbero frenarli, anziché incitarli.
È tempo di cambiare prospettiva per aiutare la generazione del futuro.