Lingua italiana e cervello

Lingua di genere e alterazioni cerebrali organiche e funzionali.

Abstract

La lingua italiana di genere che discrimina le donne ed esalta gli uomini, causa un danno organico e funzionale al cervello di entrambi i sessi. La lingua che omette  il femminile  e  che decreta  in  partenza  la  subalternità  della  donna, realizzando situazioni di disparità e di dominio a suo danno, inibisce la fisiologica evoluzione della mente  e del cervello femminile.  All’opposto, valorizza e gratifica l’uomo inviando al suo cervello continue conferme e realizzando così i fenomeni produttivi e di crescita della plasticità neuronale. Ma per egli riserva un’insidia  che  in  tempi successivi  rivelerà  tutto  il  male  celato.  Una metafora esprime il concetto: la lingua   italiana è una “lingua-madre” che ripudia le femmine e nutre i maschi di cibo adulterato.

 

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La lingua italiana di genere causa un danno cerebrale organico e funzionale non soltanto nel cervello delle donne, ma anche in quello degli uomini, dovuto all’uso del cosiddetto maschile universale considerato, falsamente, neutro; femmine e maschi vengono ingannati da una lingua che da una parte omette il femminile e dall’altra esalta il maschile, deprimendo le capacità delle donne e alimentando aspettative forse mai realizzabili negli uomini. Vengono annullate le differenze tra i due generi, ma soprattutto vengono gettate le basi per la costruzione di situazioni di disparità e relazioni di prevaricazione. Vittime, però, non sono solo le donne: la lingua italiana è una lingua-madre che ripudia le femmine e nutre i maschi di cibo adulterato.

Le lingue si evolvono in funzione dell’evoluzione della società e oggi che la donna ha raggiunto livelli elevati di emancipazione, il problema del sessismo nel linguaggio è grave e dannoso; cosa ancora più grave è che non si consideri neppure un problema.

Omettendo il femminile, la lingua italiana discrimina a priori le donne, innescando poi di fatto meccanismi perversi di relazione tra i sessi,  nocivi alla salute psichica e mentale non soltanto delle donne, ma anche degli stessi uomini. Essa porta in sé il seme della disuguaglianza e della discordia che ostacola o vanifica ogni tentativo di parificazione e pacificazione tra i sessi.

 

 

Lingua, comunicazione, cervello. La lingua non è soltanto un codice simbolico di comunicazione, ma svolge un ruolo di elevata funzione all’interno del cervello umano poiché attraverso le parole e i suoi significati  viene formulato il pensiero: è un processo cognitivo (secondo le scienze cognitive del linguaggio) che consente lo sviluppo delle funzioni psichiche superiori del cervello. Grazie alla organizzazione delle parole la realtà viene codificata e la mente trascrive nelle cellule nervose la rappresentazione  sensoriale  della  realtà  esterna  e  i  significati  dell’esperienza, creando così nel cervello di ognuno dei modelli operativi (memorizzati nei circuiti neuronali) che l’individuo utilizza per comunicare con il mondo.

Le  ricche  e  minuziose  informazioni  fornite  dalla  lingua  attivano  all’interno  del cervello processi mentali e risposte neurobiologiche specifiche e oggi, nell’era dell’informazione, non dare la dovuta attenzione alle informazioni linguistiche, esigendo  assoluto  rigore  come  richiesto  dalle  scienze  informatiche,  è  un  vero paradosso; eppure l’emisfero sinistro del nostro cervello (oggi quello dominante), dove viene memorizzata la realtà e dove è situato anche il centro del linguaggio presenta la stessa modalità di funzionamento che ritroviamo nei programmi di un computer.

La lingua, dunque, nella comunicazione umana acquista un ruolo cardine poiché non è semplicemente un mezzo con cui comunicare, ma è anche strumento che trasmette informazioni e comunica significati. Questa sua funzione così  importante esige che la lingua rifletta fedelmente il mondo che  vuole descrivere e che le parole abbiano perfetta corrispondenza alla realtà.

La lingua italiana invece, noncurante della fondamentale concordanza tra parole e realtà, ignora il  femminile e lo ingloba nel  maschile, determinando nel cervello sia delle donne che degli uomini serie modificazioni sulla struttura e sulla funzione cerebrale, soprattutto alla luce dei risultati forniti dalle recenti ricerche neurobiologiche sulla plasticità neuronale che ha demolito l’ipotesi del solo determinismo genetico dimostrando che esperienza e ambiente sono altrettanto determinanti nella realizzazione dell’individuo.

Secondo le suddette ricerche l’esperienza lascia una traccia mnemonica strutturale e funzionale nella mente (Kandel, 2001; Morris, Moser, 2003) e questa viene registrata con i meccanismi della plasticità neuronale (Blake, Byl, Berzenich, 2002) che sono alla base dei processi di apprendimento e memoria.

La plasticità neuronale è la capacità dei circuiti nervosi cerebrali di poter variare struttura e funzione in rapporto agli stimoli esterni,  soprattutto durante lo sviluppo, ma anche nel corso della vita adulta.  Essa consiste nella capacità di crescita e variazione  di  numero  delle  connessioni  tra  le  cellule  nervose,  nell’aumento  o diminuzione  della  loro  superficie,  nella  variazione  dei  recettori  sinaptici  e  dei neurotrasmettitori (mediatori chimici).

Pertanto, attraverso gli stimoli esterni e il fenomeno della plasticità,  il cervello modifica la sua struttura adattandosi all’ambiente e alle sue variazioni, modificando, nel periodo dello sviluppo dell’individuo, l’architettura delle connessioni tra neuroni e dando così  vita ad una  struttura  organica  cerebrale  diversa e conseguentemente diversa sarà anche la sua funzione.

Effetti della lingua sul cervello femminile. Qual è la connessione tra il fenomeno della plasticità neuronale e il problema della lingua?

Gli stimoli (input) ambientali che arrivano al cervello vengono distinti in positivi e negativi. Gli input positivi esterni potenziano la trasmissione   di informazioni (attraverso  una maggiore attività elettrica dei circuiti nervosi), realizzando gli aspetti produttivi e di crescita della plasticità neuronale sopra descritte. Gli input negativi determinano, invece, depressione o inibizione dell’attività elettrica che si traduce in modificazioni involutive della sostanza cerebrale.

La lingua italiana che non riconosce la soggettività femminile, discrimina le donne determinando, a loro danno, situazioni di disparità e relazioni di subordinazione e realizzando comportamenti di prevaricazione e di dominio. Tali comportamenti si traducono, per il cervello delle donne,   in input esterni negativi i quali deprimono l’attività   elettrica   dei   circuiti   nervosi,   determinando   modificazioni   plastiche involutive della sostanza cerebrale.


Le stesse situazioni di disparità diventano, invece, occasioni gratificanti per l’uomo e si  traducono,  per  il  suo  cervello,    in  input  esterni  positivi;  ma  questo  iniziale privilegio nasconde un’insidia per il cervello maschile, che si rivelerà in tempi successivi, come vedremo in seguito.

In termini di plasticità neuronale, a causa della lingua che ignora il femminile, nel cervello  delle  donne  viene,  pertanto,  inibito  lo  sviluppo  di  importanti  reti  di comunicazione tra le cellule nervose   e quindi interrotta la fisiologica evoluzione della loro mente e del loro cervello, condannandole ad un destino predeterminato.

Il fenomeno della plasticità acquista un’importanza ancora più rilevante nelle giovani menti dove la plasticità è elevata e l’esperienza agisce in modo determinante modificando  attivamente la struttura e la funzione dei circuiti nervosi e quando l’architettura delle connessioni tra aree cerebrali e le mappe di proiezione alla corteccia cerebrale vengono stabilizzate (cosa che avviene ad un certo punto dello sviluppo) con definitive e permanenti trasformazioni neurobiologiche, il ruolo delle donne è definito, programmato nei circuiti nervosi del proprio (e altrui) cervello che le imprigiona     nello stereotipo culturale che le vuole subalterne, meno capaci e spesso anche ridicolizzate.

Le donne vengono così private non soltanto dalla opportunità di sviluppare le proprie potenzialità e di esprimere le reali capacità della loro mente ma, aspetto ancora più grave, vengono condizionate  negativamente nel loro sviluppo evolutivo.

La lingua italiana, annullando il femminile, compromette anche il processo di formazione dell’identità di genere delle donne,   il processo di    formazione del sé (che si sviluppa principalmente attraverso il riconoscimento da parte degli  altri), pregiudica l’autostima e inibisce lo sviluppo di una personalità autonoma.

 

 

Effetti della lingua sul cervello maschile. Esprimendosi unicamente al maschile, la lingua riconosce, valorizza e gratifica l’uomo    inviando   al suo cervello continui input positivi esterni i quali potenziano l’attività elettrica dei circuiti nervosi, realizzando  gli  aspetti  produttivi  e  di  crescita  della  plasticità  neuronale  prima descritte.

Le continue sollecitazioni e conferme esterne accrescono il suo sentimento di autostima, la sua sicurezza, la sua indipendenza; ma quando anche per l’uomo, ad un certo punto dell’adolescenza, le connessioni tra neuroni si stabilizzano  determinando una struttura cerebrale definitiva, la posizione dell’uomo è programmata,  ingabbiata in un ruolo che lo vuole superiore alle donne, soggetto di maggior diritto.

Che succede nel suo cervello (conscio e inconscio) quando in tempi successivi si trova a confrontarsi nella realtà quotidiana odierna con donne, nonostante tutto, competitive? Che fine faranno le ricche ramificazioni di connessioni tra neuroni e tutte le altre modificazioni produttive precedentemente sviluppatesi (in funzione delle gratificazioni ricevute) quando, private dal sostegno esterno   di conferma, non vengono più attivate e le informazioni provenienti dalla realtà, al contrario, smentiscono il concetto di superiorità che egli ha di sé?

A questo punto l’insidia nascosta nella lingua che gratifica il maschile, manifesta tutto il male che celava: conseguentemente alle mancate conferme si verificherà una depressione dell’attività elettrica cerebrale che si tradurrà in un’involuzione dei dendriti (ramificazioni delle cellule nervose) e quindi in una interruzione dei collegamenti e i neuroni verranno sconnessi dal loro bersaglio.

Così, oltre al trauma informazionale provocato dai messaggi esterni contrastanti le informazioni memorizzate nell’emisfero sinistro, il cervello dell’uomo, in una fase successiva allo sviluppo, sarà vittima del fenomeno di deprivazione, già considerato in altri tipi di studi (deprivazione di cure materne, Spitz, Bowlby; deprivazione sensoriale, J.Lilly), con le conseguenti modificazioni involutive neurobiologiche descritte e con le implicazioni a livello psichico, mentale e comportamentale che ne derivano.

I comportamenti  aggressivi, violenti  e criminali degli uomini nei  confronti delle donne  nella  società odierna, potrebbero essere  ricondotti    agli  effetti  di  conflitti intrapsichici e del fenomeno di deprivazione appena descritti.

Poichè le parole giocano un ruolo determinante nel definire le relazioni, la lingua italiana che invia informazioni di un mondo patriarcale oggi inesistente, omettendo il femminile falsa la realtà e altera i cervelli (modificando la loro plasticità), negando agli esseri umani il diritto a una vita serena, costringendo le donne a vivere nell’affanno della propria affermazione e gli uomini nell’ansiosa ricerca del potere perduto.

Una vita dura e difficile oggi per entrambi i sessi, carica di tensioni e conflitti, costretti a una condizione cronica di stress, dannoso non solamente per la salute psichica e mentale, ma anche per la salute fisica. Lo stress, infatti (secondo la neuropsicoendocrinoimmunologia), rende l’organismo più vulnerabile alla malattia, da una parte a causa dell’abbassamento delle difese immunitarie che lo stress cronico comporta,   dall’altra   la   valutazione   cognitiva   degli   eventi   negativi   e   la conseguente attivazione emozionale che ha luogo nel sistema limbico (un importante sistema neuronale situato alla base del cervello che coordina le afferenze sensoriali), condiziona negativamente la salute del corpo attraverso complessi circuiti nervosi di collegamento  con  il  sistema  endocrino  e  il  sistema  nervoso  autonomo  (sistema nervoso  involontario, che innerva gli organi interni e le ghiandole).

 

 

Considerazioni conclusive. Un’etica della lingua e della parola che elimini disparità e subordinazioni è condizione prioritaria per una relazione pacifica e per il benessere e la salute psichica e mentale degli esseri umani.

Una lingua che dia pari opportunità ad entrambi i sessi rappresenta il primo passo di ogni cammino di pacificazione (nella coppia, nella famiglia, nella società) e di ogni processo  di  armonizzazione  tra  pensiero  e  realtà  e  tra  natura  e  cultura.  Le informazioni esterne univoche e coerenti permetterebbero di abbattere le barriere discriminanti edificate dai modelli culturali memorizzati all’interno dell’emisfero sinistro  del  cervello  umano  (nell’emisfero  destro  viene  memorizzata  la  realtà oggettiva  naturale)  ,  consentendo  ai  due  emisferi  di  operare  sinergicamente  in relazione armonica.

Una lingua equa permetterà a donne e uomini di crescere, vivere e realizzarsi pienamente e serenamente, quali esseri umani liberi da condizionamenti culturali che innalzano barriere e .posizionano gioghi,   imbrigliando le menti in programmi alternativi capaci di modificare struttura e funzione dei loro cervelli, cambiando loro identità e vita  e  dirottando l’evoluzione umana verso la realizzazione di esseri forzatamente costruiti da una cultura soggiogante e manipolativa.

 

 

 

Bibliografia

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Bateson G. (1976) Verso un’ecologia della mente, Ed. Adelphi, Milano.

Berger P.L. . Luckmann T. (2009) La realtà come costruzione sociale, Ed. Il Mulino, Urb.

Berne E. (1993) A che gioco giochiamo, Ed. Bompiani, Milano. Crespi F. (2005) Sociologia della comunicazione, Ed. Laterza, Bari. Harris T.A. (1976) Io sono OK tu sei OK, Ed. Rizzoli, Milano.

Trimarchi M. (1991) Il cervello e l’integrazione delle scienze (n°17.1° semestre), Ed. ADE-CEU, Roma.


 

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3 risposte

  1. comunque greco antico e latino hanno il neutro e non mi pare che le donne di quelle società fossero emancipate in senso moderno

  2. e noi siamo animali sociali e culturali, i “condizionamenti” culturali ci sono sempre stati, sempre ci saranno, ciò nondimeno le nostre decisioni sono le nostre (anche quelle di cui dopo ci pentiamo, magari), giuste o sbagliate, nel bene e nel male

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