Il Genio Creativo della Dislessia

Il nucleo della creatività, sembra dato dalla  relazione con uno oggetto e con le sue situazioni. Dall’altro canto, è proprio dal modo in cui si affronta una condizione nuova che si finisce per valutare l’estro di ciascuno di noi: nel bagaglio di conoscenze personali spunta quasi sempre una domanda ricorrente «perché non mi è venuto in mente prima?»in riferimento a qualche nuova scoperta scientifica o tecnica  che, sa risolvere ogni difficoltà. Tutti possiamo aspirare a quel ruolo o è riservato solo ad alcuni? Se si parla in termini di abilità, di capacità di risolvere problemi, di attingere alle parti potenzialmente geniali di alcune persone, la creatività evidentemente non può essere patrimonio di ogni individuo, anche se in ognuno di noi ne esiste una quantità, non decifrabile. La creatività può avere spazio in ogni individuo in quanto essa può riguardare l’opera dell’artista o il comportamento di persone molto dotate, ma riguarda soprattutto la personalità viva, anche quella più silenziosa e irraggiungibile perché messa ai margini. Nei soggetti dislessici ci sono gradi di sviluppi differenti della creatività ma ognuno di loro riesce ad avere delle caratteristice comuni quali: Sono in grado di utilizzare e creare la percezione manipolandola (capacità primaria),consapevoli dell’ambiente cognitivo che li circonda e per tanto abili a salvaguardarsi da sprechi cognitivi inutili che spesso vengono scambiati come non avere voglia, hanno un grado di curiosità specifica, non l’interessa avere grandi nozioni ma concentrarsi su una specifica nozione da sviscerare e interpretare a propria immagine, si pensa più per immagini che per parole proiettando un pensiero come stare in una sala cinematografica, le parole d’ordine sono intuito e introspezione che ogni uno possiede ma applicati in modo assolutamente diverso. I dislessici riescono a percepire in maniera multi- dimensionale interagendo con tutti i sensi del proprio corpo ed esaltandone la propria funzionalità  in modo spiccato, il loro pensiero lo sentono in modo reale e questo gli permette a raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati. E poi per ultima e non per meno importanza hanno un talento innato:l’immaginazione talmente spiccata che riescono a materializzare il loro progetto di immaginazione, questo li porta ad essere diversi dal proprio gruppo sociale di appartenenza.I meccanismi che innescano e mantengono la creatività sono delicati e facilmente influenzabili: se c’è chi è più o meno predisposto a creare, quella strada può essere intrapresa anche in seguito. Sia l’ereditarietà che l’ambiente hanno influenza sulla creatività; non esiste una rigida dicotomia, alcuni hanno talenti innati e nascono creativi, altri lo diventano.  In questo senso, la creatività non è innata in senso stretto ma è sicuramente influenzata dalle nostre componenti biologiche, in particolare dal temperamento: può essere appresa, ma in particolare (come dice Winnicott) è il motore del nostro benessere. In questo senso, promuovere la creatività nei bambini è una condizione psicologica ed educativa cruciale perché significa assicurare ad essi un patrimonio da spendere nell’arco della loro esistenza: qui la creatività coincide con il gioco, non come semplice attività osservabile, ma per quella sua qualità speciale che crea relazione e attendibilità emo-zionale, esperienza del vivere, soprattutto in soggetti dislessici che devono trovare nuove metodiche per acquisire nozioni ma al contempo esternarle dando una pennellata di originalità,visto il modo come le nozioni sono state acquisite. Einstein diceva che l’1% è talento il 99% è duro lavoro.

 

[box type=”info”] foto: http://carta-bianca.max.gazzetta.it/ files/2012/09/einstein3.jpg[/box]

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