La neuropsicologia delle emozioni

Abstract:

Le strutture che formano il nucleo dei sistemi generanti le emozioni nel cervello, coincidono con quelle che producono il nostro stato di fondo di coscienza.

Queste strutture sono molto antiche da un punto di vista filogenetico e giacciono nelle regioni profonde del cervello, ossia nelle zone mediali e superiori del tronco encefalico (LeDoux 1996). 

 

 

Che cosa sono le emozioni? E’ a questa domanda che ci si prefigge di rispondere, mettendo in luce anche quali sono i meccanismi che le producono.

Possiamo definire le emozioni come una specie di modalità sensoriale diretta verso l’interno, che fornisce le informazioni sullo stato corrente del proprio Sé corporeo in relazione allo stato del mondo oggettuale (Solm-Turnbull 2002).

Le emozioni aggiungono, quindi, una specie di sesto senso alla nostra esistenza cosciente e costituiscono l’aspetto della coscienza che permarrebbe, anche, se si eliminassero tutti i contenuti che derivano dall’esterno: infatti, pur se fossimo privati di tutte le immagini sensoriali saremmo ancora coscienti, risulteremmo ancora consapevoli del nostro stato interno (Damasio 1999).

Esse riflettono, quindi, quei cambiamenti del nostro corpo che sono comunicati alle strutture di monitoraggio somatico del nostro cervello, non solo attraverso canali specifici di elaborazione delle informazioni, ma anche attraverso i meccanismi meno sofisticati di trasporto chimico della corrente ematica e della circolazione del fluido cerebrospinale.

Queste strutture di monitoraggio somatico, a loro volta, trasmettono i messaggi in uscita ampiamente e diffusamente attraverso tutto il prosencefalo, esercitando pertanto un effetto globale, un’azione di massa sui canali di elaborazione delle informazioni della coscienza (Damasio 1994, 1996; Solms-Turnbull 2002).

Le emozioni svolgono una funzione di coordinamento tra la mente e il corpo e organizzano la percezione, il pensiero, la memoria, la fisiologia, le interazioni sociali, i comportamenti (Pally 2000).

Esse mettono in collegamento non soltanto la mente e il corpo di un individuo, ma anche le menti e i corpi tra più individui.

Tuttavia, differiscono da tutte le altre modalità sensoriali e questo è dovuto proprio al fatto che esse sono dirette verso l’interno (solo noi stessi siamo in grado di percepire le nostre emozioni).

 

 

Le strutture cerebrali legate alle emozioni

Le strutture che formano il nucleo dei sistemi generanti le emozioni nel cervello, coincidono con quelle che producono il nostro stato di fondo di coscienza.

Queste strutture sono molto antiche da un punto di vista filogenetico e giacciono nelle regioni profonde del cervello, ossia nelle zone mediali e superiori del tronco encefalico (LeDoux 1996).

Le strutture cerebrali in questione includono l’ipotalamo, l’area segmentale ventrale, i nuclei parabrachiali, il grigio periacqueduttale (GPA), i nuclei del rafe, il complesso del nucleo del locus coeruleus e la formazione reticolare classica.

Forse la più importante di tutte queste strutture, per quanto riguarda le emozioni, è il grigio periacqueduttale (Panksepp 1998).

Quest’area di sostanza grigia, situata in profondità all’interno del tronco dell’encefalo, ha un’organizzazione costituita da colonne verticali.

Quest’ultime sono divise in due categorie: alcune generano delle sensazioni piacevoli (come ad esempio nel GPA ventrale, situato nel piano al di sotto dell’asse verticale del corpo), e altre generano dispiacere (come ad esempio nel GPA dorsale, situato nel piano al di sopra dell’asse verticale).

I gradi di piacere e dispiacere determinano l’assetto qualitativo di base all’interno del quale viene provato il senso delle emozioni (Damasio 1994; Solms-Turnbull 2002).

E’ importante, però, rimarcare che dolore non è sinonimo di dispiacere.

 

Dispiacere denota un sentimento emotivo, derivato quindi dallo stato dell’ambiente interno, mentre dolore riguarda una sottomodalità della sensazione somatica, una delle modalità sensoriali derivate dall’esterno (Solms-Turnbull 2002).

La distinzione tra dispiacere e dolore ci ricorda che sono due le fonti di conoscenza che riguardano il corpo, strettamente connesse alla sua anatomia interna ed esterna.

La prima rappresenta il corpo viscerale -regolato da vari meccanismi omeostatici, i quali assicurano che il glucosio ematico, la temperatura, i livelli d’ossigeno, ecc.- (Damasio 1994; Panksepp 1998).

Lo stato di questi sistemi è ciò che viene monitorato dalle strutture cerebrali profonde le quali generano, pertanto una mappa delle funzioni del corpo.

La seconda fonte di consapevolezza corporea è legata al sistema muscolo-scheletrico (Ekmann 1990), l’apparato sensomotorio, che ci consente di muovere il corpo nel mondo esterno.

Esso è proiettato sulla superficie corticale del prosencefalo  e tali proiezioni generano quindi una mappa dei movimenti del corpo.

Le mappe del corpo in senso anatomico si trovano in numerosi siti del cervello (Panksepp 1998).

Uno di questi è di particolare interesse. Questa mappa è localizzata nel tegmento dorsale e nel tetto del tronco encefalico superiore. Questa regione del cervello, che riceve input da tutte le modalità sensomotorie, ed è pertanto una delle zone di convergenza.

Queste due mappe generano insieme una rappresentazione rudimentale dell’intera persona, la combinazione dei corpi virtuali interno ed esterno (Panksepp, 1985), e questa regione cerebrale è chiamata il Self (Simple Egolike Life Form). Questo Self primario forma l’Io di base su cui tutte le nostre rappresentazioni più complesse dei nostri Sé si costruiscono.

Questo brano di Damasio, ci sembra particolarmente interessante, in quanto  mette in evidenza la stretta relazione corpo-mente, quest’ultima, intesa come parte più “profonda”.

 

 

 

I sistemi di comando delle emozioni di base

I numerosi studi nel campo delle emozioni hanno condotto alcuni neuroscienziati – mi riferisco in particolar modo a Panksepp e LeDoux – a proporre a tal proposito una nuova nomenclatura, ritenendo la classificazione freudiana della vita istintuale un’ interpretazione troppo semplice, in quanto fondata sulla dicotomia tra sessualità e aggressività.

Infatti, secondo questi studiosi, nel cervello vi sarebbero quattro principali sistemi di comando delle emozioni di base. Secondo la nomenclatura utilizzata da Panksepp (1998) e largamente accettata non solo in ambito neuroscientifico, ma anche in ambito neuropsicanalitico, questi sistemi sono:

  • Sistema di ricerca;
  • Sistema della rabbia;
  • Sistema della paura;
  • Sistema del panico.

Il primo, conosciuto come il sistema della ricompensa, il sistema della ricerca può essere anche associato con termini quali curiosità, interesse e aspettativa. Tale sistema fornisce un’attivazione e un’ energia che stimola il nostro interesse per il mondo intorno a noi. Dal punto di vista percettivo soddisfa l’aspettativa generata dal sentimento che accadrà qualcosa di buono se esploriamo l’ambiente o interagiamo con gli oggetti. Dal punto di vista motorio promuove i comportamenti esplorativi come la ricerca del cibo (Panksepp 1998).

Più di altri sistemi il sistema della rabbia è attivato da stati di frustrazione, gli stati che si riproducono quando vengono ostacolate le azioni finalizzate ad una meta biologicamente rilevante (LeDoux 1996). Il doppio termine rabbia-collera è impiegato per denotare la specificità di stato dei sentimenti legati all’eccitazione di tale sistema. Tale termine è infatti specifico, in quanto non tutti i comportamenti aggressivi sono attivati dal sistema della rabbia.

I neurobiologi distinguono due/tre tipi di aggressività (Solms-Turnbull 2002).

– Il sistema della rabbia è associato ad uno solo di questi: la cosiddetta aggressività calda.

– L’aggressività fredda, prevalentemente legata al comportamento predatorio, ha poco a che fare con sentimenti di rabbia o ira. Piuttosto ha a che fare con la ricerca stimolata da uno specifico appetito istintuale (Panksepp 1998).

– Il terzo tipo di aggressività sarebbe quello legato al comportamento di dominanza maschile. I neurobiologi classificano tale tipo di aggressività insieme con le emozioni sociali.

I sentimenti di rabbia-ira liberano programmi motori stereotipati, associati con il combattimento, con la notissima risposta di attacco.

Esternamente essa si presenta sotto forma di una smorfia facciale e/o con il digrignare dei denti, il tutto solitamente accompagnato dall’emissione di un verso che convoglia l’aggressività.

Internamente avviene una serie di modificazioni del sistema nervoso autonomo, come l’aumento della frequenza cardiaca e la ridistribuzione dell’afflusso sanguigno alla muscolatura scheletrica (LeDoux 1996).  Queste modificazioni sono regolate dalle proiezioni dirette dall’amigdala al GPA.

Il secondo sistema di comando delle emozioni negative è probabilmente, tra tutti, il sistema studiato più approfonditamente (LeDoux, 1996).

Dal punto di vista percettivo esso genera sentimenti di paura  e di ansietà, mentre dal punto di vista motorio esso determina la risposta di fuga. I neuroscienziati hanno imparato a distinguere l’ansia da paura dall’ansia da panico.

Come il sistema della rabbia, il sistema della paura è centrato sull’amigdala e sulle sue connessioni.

Dal punto di vista percettivo la stimolazione cerebrale è associata a sentimenti di estrema angoscia e persino di terrore. Dal punto di vista motorio, invece, la stimolazione cerebrale provoca un comportamento consistente nel fuggire e nel rintanarsi (LeDoux 1996).

Il sistema di panico, è associato non solo con l’ansia da panico, ma anche con i sentimenti di perdita e di sconforto. Il cuore di tale sistema è il giro anteriore del cingolo, che ha connessioni estese con vari nuclei talamici, ipotalamici e altre strutture, tra cui il nucleo del setto della stria terminale, l’ipotalamo della zona preottica e l’area segmentale-ventrale.

Come in tutti i sistemi di comando delle emozioni di base, vi sono connessioni ulteriori da queste regioni al GPA.

La neurochimica di questo sistema è dominata dagli oppioidi endogeni. La stimolazioni di alcune di  queste strutture è stata associata all’innesco improvviso di attacchi di panico e, perfino, al manifestarsi di una patologia depressiva classica

 

 

Sistemi di base delle emozioni e apprendimento

Per affrontare la vita quotidiana, non basta, però, avere solo i quattro sistemi sopra esposti abbinati ad una serie di comportamenti stereotipati e automatici, ma risulta necessario modulare e regolare le nostre risposte all’imprevedibilità dell’ambiente circostante.

E’ per questo che tutti i sistemi di comando delle emozioni di base sono aperti all’influenza dei meccanismi di apprendimento (Solms-Turnbull 2002).

Infatti, sebbene questi sistemi siano innati, non sono immodificabili.

Il giovane animale sa che ha bisogno di qualcosa ma non sa di cosa, esso quindi deve apprendere dall’esperienza cosa può soddisfare i suoi bisogni e cosa no.

Il vantaggio evolutivo di tutto ciò è che l’animale sarà capace di adattarsi a qualsiasi ambiente, a prescindere dal tipo di oggetti disponibili per soddisfare i suoi bisogni.

I piccoli, specialmente quelli che sperimentano prolungati periodi di impotenza motoria infantile, non hanno molte probabilità di sopravvivere in questo precoce processo di apprendimento, in assenza di adulti che li accudiscano e che insegnino loro cosa fare per soddisfare i loro bisogni e per evitare i possibili pericoli circostanti (LeDoux 1994, 1995, 1996). Lo stesso accade per gli altri sistemi di comando delle emozioni di base.

 

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

 

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[box type=”info”] foto: http://uniquelang.peiyinglin.net/ visualization/Other_Languages_b.png[/box]

2 risposte

  1. La graduazione delle emozioni (Es.+o-rabbia) si “traduce” a livello neuronale
    in una variazione dei flussi di “materiale” organico (es.neurotrasmettitori etc.)
    e/o elettrico nelle cellule?
    E quindi in una modifica delle quantità?
    o in una variazione topologica ossia delle “regioni” (o zone) neurologiche
    coinvolte?

  2. E’ difficile rispondere con un si o un no “netti”. Recentemente i dati del Longitudinal Brain Imaging Project sembrano mostrare che esiste anche una modificazione “topologica” ,relativa connettività e dell’integrazioni tra funzioni chemodifica il cervello nel tempo e durante gli stati cognitivi/emozionali. Una magnifica riflessione ad ampio raggio di questi risultati si trova nei libri di Damasio,in particolare ne “Alla ricerca di Spinoza”(Adelphi), ma anche ne “Il Sé Sinaptico” , Joseph LeDoux, Raffaello Cortina. Per Chi legge anche le cose più tecniche, ecco un modello di come si modifica la topologia del paesaggio proto-neurale con lo stabilizzarsi delle connessioni sotto un bombardamento di input :
    Evolutionary Neural Gas (ENG) : A Model of Self Organizing Network from Input Categorizationdi Ignazio Licata & Luigi Lella http://www.ejtp.info/articles/ejtpv4i14p31.pdf

    Ignazio Licata
    Full Prof. of Theor. Phys.
    ISEM, Inst. for Sci. Methodology, UnipA, 91100, PA- Italy & School of Advanced International Studies on Theoretical and non Linear Methodologies of Physics Bari, I-70124, Italy

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