La mente tra mondo reale e mondo virtuale

Il futuro che verrà proietta un vasto spettro di questioni legate al mondo reale e al mondo virtuale, alla natura della mente e della coscienza fenomenica, all’esistenza di Dio e a una vita buona. Stiamo andando verso un mutamento antropologico, che investe le nostre concezioni millenarie e la nostra stessa visione dell’uomo e del mondo.
La speranza è che le straordinarie conquiste delle neuroscienze, della tecnologia e della bioelettronica non riducano lo spirito umano a corporeità, annullando il suo mondo interiore, la sua spiritualità ed eticità, i sentimenti, le emozioni, gli affetti, la sacralità della vita.
Questi temi sono al centro delle riflessioni di scienziati e filosofi e aprono nuove meravigliose prospettive sul modo in cui pensare all’esistenza e al mondo. Esemplare è la recente opera di David J. Chalmers, che s’intitola “Più realtà” (Raffaello Cortina Editore). Un’affascinante, originale e straordinaria analisi di un grande studioso del cervello, della mente e della coscienza (neuroscienze).
Il mistero della mente e della coscienza fenomenica, per Chalmers, non può essere risolto dalle interpretazioni materialistiche, le quali presentano evidenti “limiti”. La natura della mente non può essere spiegata, studiando il cervello, ossia in termini puramente fisici.
L’avvincente analisi dell’autore australiano è inserita nell’ambito del nostro futuro scientifico e tecnologico, offrendoci nuove prospettive.
Viviamo in mondi reali e mondi virtuali. Il mondo reale è ciò che è concreto, esiste, effettivo, sensibile. Il mondo virtuale simula la realtà effettiva, è ciò che è possibile.

La realtà virtuale è realtà “a tutti gli effetti”, è realtà “autentica”, non è “finzione” o “illusione”. Le entità nelle realtà virtuali “esistono davvero” e sono in grado di offrirci nuove possibilità, nuove paesaggi e una vita “buona”.
Il termine virtuale indica in sostanza qualcosa di analogo a “come se”.
Una mela virtuale è “come” una mela, ma non è una vera mela. Ogni volta che un essere umano entra in un mondo virtuale, si crea una sorta di “dualismo”. E’il problema mente-cervello e mente-corpo. Che nel
campo delle neuroscienze è il “problema dei problemi”. L’interazionismo dualistico sostiene che mente e corpo sono “diversi”, ma interagiscono.
Oggi, la maggior parte dei neuroscienziati ha una concezione materialistica, secondo cui il mondo è fatto di materia. E’ la metafisica della scienza moderna, che spiega tutto in termini fisici, anche l’anima, la
mente e il comportamento. Secondo autorevoli studiosi, come Chalmers, il materialismo non potrà mai “spiegare” che cosa sia la coscienza fenomenica.
Le correlazioni empiriche, spiega, sono “insufficienti” come spiegazioni perché la coscienza “sopravvive naturalmente” sulle proprietà fisiche.
Nessuna ipotesi disponibile sui correlati neurali della coscienza- sia funzionalista-computazionale (Baars, Dennett, Churchland) sia neurobiologica (Crick, Koch, Edelman) sia fisica (Penrose) sia biologico-evolutiva- può risolvere il problema difficile della coscienza. La coscienza è qualcosa che va “oltre” il cervello, il corpo materiale.
Che cosa è la coscienza? E’ “un’esperienza soggettiva, personale, privata, unica” di colori, forme, voci, musica, gioia, dolore, fame, felicità. E’ un flusso di pensieri coscienti: pensare, ragionare, parlare.
Come può esserci esperienza soggettiva in una realtà fisica? E in che modo il cervello, sostanza fisica, dà origine alla coscienza? Al momento, nessuno conosce le risposte.
E’ diventata famosa la definizione di Chalmers della coscienza come il “problema difficile” (the ard problem). Difficile perché tutta l’esperienza cosciente appartiene al soggetto che sta avendo quell’esperienza. E’ la soggettività che rende difficile il problema della coscienza. La quale è
pertanto privata, quindi non può essere “misurabile”.
I neuroscienziati spiegano il problema attraverso “i correlati neurali” della coscienza. Ma la correlazione non è una “spiegazione”. Non sappiamo “perché” e “come” questi processi diano origine alla coscienza e
alla mente.

La conclusione è che per prendere sul serio la natura della coscienza e della mente si rende necessaria una scienza “completamente nuova”.
Inoltre, una teoria scientifica della mente comporta “uno sfondo metafisico”, che difficilmente “può essere il materialismo”.

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