La Terapia ACT

Una terapia cognitivo comportamentale per l’abuso di sostanze 

CHE COS’È

L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), è una moderna forma di psicoterapia che fa parte della “terza onda” delle psicoterapie cognitivo comportamentali.  Sviluppata negli Stati Uniti da Steve Hayes[1] e collaboratori, la terapia  ACT rientra ufficialmente tra le psicoterapie evidence-based in quanto supportata da una solida ricerca scientifica.

Ad oggi sono stati condotti circa 30 studi randomizzati controllati che paragonano la terapia ACT ad altri interventi. Dai  risultati, è emerso che la terapia ACT ha un effetto nettamente superiore rispetto alle altre terapie[2]

OBIETTIVI DELLA TERAPIA ACT

La terapia ACT si pone come obiettivo quello di aiutare la persona a sviluppare la cosiddetta “flessibilità psicologica”, ossia la capacità di adattarsi alle situazioni in maniera  consapevole, accettare nuove esperienze e intraprendere azioni efficaci seguendo i propri valori personali e di conseguenza  vivere una vita piena e soddisfacente.

L’ assunto di base, di questa terapia , infatti  è che le esperienze dolorose fanno parte della vita per cui  ogni tentativo di esercitare un controllo su di esse, negarle o evitarle  sarebbe motivo di sofferenza.

Alla base della terapia ACT vi è la Relational Frame Theory[3] (RTF), ovvero una teoria comportamentale del linguaggio e della cognizione umana.

Secondo la RFT i normali processi del linguaggio come parlare, ascoltare, pensare, immaginare, pianificare e ciò che ne deriva (pensieri, immagini, giudizi, valutazioni) contribuiscono a creare un assiduo dialogo interno con se stessi.

Quando questo monologo interiore assume caratteristiche estremamente rigide e/o negative può subentrare la sofferenza psicologica.

Per cui tutte le volte che il linguaggio definisce, condanna o giudica in maniera troppo severa e inflessibile, quando fa rivivere esperienze spiacevoli, o quando annuncia sciagure all’orizzonte, può diventare fonte di sofferenza.

Questa abilità verbale non fa altro che favorire il cosiddetto evitamento esperienziale ossia la capacità del soggetto di evitare di entrare in contatto con i propri pensieri, emozioni, ricordi o esperienze particolarmente dolorose.  Tra i comportamenti di evitamento rientrano spesso il fare uso  di alcol o di droghe, che favoriscono da un lato l’evitamento del conflitto, dall’altro un inasprimento delle problematiche a lungo rifuggite.

Per cui se è vero che l’evitamento esperienziale può ridurre momentaneamente la sofferenza, è vero anche che un atteggiamento di questo tipo ritarda sempre di più la possibilità di vivere una vita serena ed appagante.[4]

PRINCIPI FONDAMENTALI

É  possibile individuare sei principi fondamentali alla base dell’ Acceptance and Commitment Therapy ovvero:

1) La defusione. Lasciarsi influenzare dal proprio dialogo interno comporta il rischio da parte del soggetto di dare ai pensieri un certo credito finendo per identificarsi con essi. All’opposto della fusione vi è la defusione ovvero un processo attraverso il quale il soggetto sperimenta la possibilità di considerare i propri pensieri semplicemente come pensieri. Attraverso una serie di tecniche pratiche, l’ACT insegna a lasciare che i pensieri siano presenti senza combatterli migliorando così  lo stato psicologico della persona.[5]

2) Accettazione dell’esperienza. L’accettazione rappresenta il polo opposto dell’evitamento esperienziale.  Accettare vuol dire accogliere, essere disposti a non  sfuggire ai propri  sentimenti, alle proprie sensazioni ed emozioni.

3) Contatto con il momento presente. Essere in “contatto con il momento presente” significa essere consapevoli di ciò che accade nel qui ed ora. In genere i pensieri allontano la persona dal momento presente, si focalizzano sul futuro o sul passato diventando così fonte di ansia o di  tristezza.

4) Sé come contesto. Il sé come contesto o “sé che osserva” è quella parte della mente che osserva il suo stesso funzionamento; una parte trascendente da sé e che permette di assumere una nuova prospettiva da cui poter osservare i propri pensieri ed emozioni senza esserne travolti.

5) Valori.  Riscoprire valori quali il matrimonio, le relazioni intime, le relazioni familiari, la carriera, il tempo libero, la spiritualità, la salute o il benessere fisico aiuta il paziente ad agire e a muoversi verso un cambiamento.

6) Azione impegnata. Una volta chiariti i propri valori, aver preso coscienza dei propri pensieri, lo step succesivo è quello di  dirigere la propria vita verso un effettivo cambiamento attraverso azioni coerenti con  quei valori.

TERAPIA ACT E ABUSO DI SOSTANZE

L’Acceptance and Commitment Therapy utilizza strumenti quali metafore, paradossi unitamente alle  abilità di mindfulness, esercizi pratici e la messa in atto di interventi e azioni guidati dai valori del paziente.

Il fine ultimo di questa moderna terapia  è quello  aiutare il paziente a diventare  maggiormente consapevole dei propri pensieri, delle proprie emozioni, dei comportamenti automatici e dei propri valori, così da poter mettere in atto azioni più efficaci  in presenza di eventi particolarmente stressanti

Nel caso della tossicodipendenza spesso questa tipologia di pazienti ricorre  alla sostanza per non pensare, stordirsi o per ricercare sensazioni forti; in altri casi l’obiettivo è quello di  ridurre gli stati di disagio o di malessere, aumentare l’ autostima e la fiducia in se stessi o anche regolare le emozioni.

In linea di massima la sostanza diventa un modo per non sentire,  per evitare di sperimentare la frustrazione, i sentimenti dolorosi  la tristezza o il senso di colpa.

In uno studio è emersa una forte correlazione tra bassi livelli di accettazione delle esperienze mentali dolorose e tossicodipendenza.[6] In questo studio è stato visto che l’evitamento della sofferenza porterebbe i pazienti a ricercare conforto nella sostanza, aumentando di conseguenza il proprio grado di sofferenza[7].

Per cui più si tenta di allontanare la sofferenza, più questo spingerebbe i pazienti a trovare soluzioni alternative al dolore ottenendo però un effetto contrario e dunque a sperimentare una maggiore sofferenza.[8]

QUINDI

Sostenuta dalla ricerca scientifica la terapia ACT negli ultimi anni ha raccolto numerosi consensi data la sua applicazione nel trattamento di diverse condizioni patologiche quali  stress lavorativo, dolore cronico, abuso di sostanze, depressione, schizofrenia, disturbo ossessivo-compulsivo, etc.[9]

Bibliografia

  • [1] S. C. HAYES, K. STROSAHL, K. G. WILSON, Acceptance and commitment therapy: An experiential approach to behavior change, Guilford Press, New York, 1999.
  • [2] P.E. FLAXMAN, J. T. BLACKLEDGE, F. W. BOND, L’acceptance and commitment therapy. Caratteristiche distintive, Milano, Franco Angeli, 2012, p. 64.
  • [3] S. C. HAYES, L. J. HAYES, The verbal action of the listener as a basis for rule-governance, in S. C. HAYES (ed), Rule-governed behavior: Cognition, contingencies, and instructional control (pp. 153-190), Plenum, New York, 1989.
  • [4] P.E. FLAXMAN, J. T. BLACKLEDGE, F. W. BOND, L’acceptance and commitment therapy. Caratteristiche distintive, Milano, Franco Angeli, 2012, p. 21
  • [5] R. HARRIS, La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere, Trento, Centro Studi Erickson S.p.A., 2015.
  • [6] https://www.ospedalemarialuigia.it/dipendenze-patologiche/acceptance-and-commitment-therapy/
  • [7] FORSYTH, J. P., PARKER, J. D., & FINLAY, C. G. (2003). Anxiety sensitivity, controllability, and experiential avoidance and their relation to drug of choice and addiction severity in a residential sample of substance-abusing veterans. Addictive Behaviors, 28(5), 851-870.
  • [8] https://www.ospedalemarialuigia.it/dipendenze-patologiche/acceptance-and-commitment-therapy/
  • [9] S. C. Hayes, S. Smith, “Smetti di soffrire, inizia a vivere” , Milano, Franco Angeli.