Sincronicità e senso sottile degli eventi

“Coloro che credono che il mondo manifestato (il mondo dell’essere) sia governato dalla
fortuna o dal caso, e che dipenda da cause materiali, sono ben lontani dal divino e dalla

nozione di Uno”
Plotino, Enneadi, VI.9

1 Premesse
In questo breve articolo, l’obiettivo è quello di approfondire il concetto di Sincronicità di
Jung, collegandolo alla necessità di ogni individuo di sviluppare una sensibilità nella lettura
degli eventi della vita, riconoscendo il significato sottile di tutto quello che gli accade.
Infatti, è importante che ciascuno di noi, in ogni situazione, cerchi di cogliere il senso
più profondo e ampio dell’esistenza, partendo dal presupposto che “tutto ciò che è
fenomenico ha un senso” ed “una causa” da cui origina.
La ricerca del senso delle cose, ci richiede di andare oltre il piano della Dimensione
Mentale duale, analitica e concreta, per sviluppare una capacità Intuitiva, tipica della
Mente Globale, che ci permette di cogliere, aldilà degli aspetti più concreti, tutto ciò che è
più profondo, e che per questo vi avvicina maggiormente alla Verità.
Se consideriamo l’essere umano, le sue relazioni e l’Universo che lo circonda come
sistemi interconnessi, possiamo cogliere, intuitivamente, la connessione tra gli eventi della
vita, siano essi piccoli e quotidiani, o importanti per l’esistenza dell’individuo, con i nostri
obiettivi evolutivi.
In questo processo, assume un significato molto importante l’aforisma del grande
saggio, Ermete Trismegisto, “Come in alto, così in basso”, che evidenzia che i Principi
Universali che stanno alla base della vita di un atomo, dell’uomo o di una galassia, sono
gli stessi. Pertanto, “per conoscere in profondità un “oggetto”, dopo averlo indagato
approfonditamente attraverso la logica, dobbiamo ricorrere all’intuizione, l’unica strada che
ci consente di cogliere dei riflessi della sua essenza profonda” (Sepe, Onorati, Rubino,
Folino, 2015).

2 Il concetto di Sincronicità di Jung
Il termine “Sincronicità”, viene utilizzato, per la prima volta, da Jung, nel 1950, in un
articolo dal titolo “Synchronizität als Prinzip akausaler Zusammenhänge” (“Sincronicità
come principio di una connessione causale”), per descrivere il processo di connessione fra
eventi oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo e tra i quali, pur
in assenza di alcun legame apparente, sussiste una evidente e precisa comunanza di
significato.
Lo stesso Jung definisce la sincronicità come “… un tentativo di porre i termini del
problema in modo che, se non tutti, almeno molti dei suoi aspetti e rapporti diventino
visibili e, almeno spero, si apra una strada verso una regione ancora oscura, ma di grande
importanza per quanto riguarda la nostra concezione del mondo”.

Jung distingue la sincronicità dal “sincronismo” (eventi che accadono
simultaneamente, cioè nello stesso tempo, senza alcuna connessione di significato, sia
causale che casuale, perché sono azioni di pura contemporaneità temporale.
Ancora Jung descrive il concetto di sincronicità “La mia preoccupazione costante
riguardo la psicologia dei processi incoscienti mi ha obbligato a cercare, da affiancare alla
causalità, un altro principio da spiegare, in quanto a volte il principio della causalità mi
sembrava insufficiente per spiegare certi fenomeni sorprendenti della psicologia
dell’inconscio. Trovavo così fenomeni psicologici paralleli che non potevano essere legati
in modo causale gli uni agli altri; ma, oltre la causalità essi potevano essere legati tra di
essi in modo diverso, attraverso un altro svolgimento degli eventi. Questa connessione tra
gli eventi sembrava, essenzialmente, essere data dalla loro relativa simultaneità da cui il
termine “sincronistico”. Sembra davvero che il tempo, lontano dall’essere un’astrazione,
sia un continuum energetico concreto. Esso include determinate qualità o condizioni
fondamentali che si manifestano simultaneamente in luoghi diversi con un parallelismo
che non può essere spiegato dal principio della causalità”.
L’autore, inoltre, distingue tre tipi principali di sincronicità:

  1. La sincronicità tra lo stato psico-mentale di una persona e uno o più eventi
    esteriori, obiettivi, che hanno luogo simultaneamente
  2. La sincronicità tra lo stato psico-mentale di una persona e uno o più eventi
    esteriori , obiettivi, che si trovano fuori dal campo di percezione di questa o che
    sono lontani nel tempo e quindi non possono essere conosciuti e verificati se
    non dopo che l’evento rispettivo si sia prodotto.
  3. La sincronicità tra uno o più avvenimenti che sono vissuti da una persona e uno
    o più eventi esteriori, obiettivi, che si manifestano allo stesso tempo
    (simultaneamente) o dopo un periodo di tempo molto breve.
    Secondo Jung, la definizione di Sincronicità deve soddisfare i seguenti criteri:
    “Due o più eventi apparentemente accidentali, tuttavia non necessariamente
    simultanei, sono detti sincronici se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
     qualunque presunzione di un nesso causale tra gli eventi è assurda o
    inconcepibile;
     gli eventi sono in corrispondenza tra di loro attraverso un significato comune,
    spesso espresso simbolicamente;
     ogni coppia di eventi sincronici contiene una componente prodotta
    internamente e percepita esternamente.”
    Questa definizione evidenzia la stretta correlazione tra psicologia e scienza, dal
    momento che si tratta di un fenomeno psico-fisico e che pertanto non è trattabile da
    nessuna scienza che si occupi di sola psiche o di sola materia.
    Una delle testimonianze più note sul fenomeno è quella riportata da Jung
    nell’esperienza con una paziente: la donna, che si trovava in un momento terapeutico
    decisivo, stava raccontando un sogno nel quale ella riceveva in dono uno scarabeo d’oro,
    una rarissima Cetonia Aurata. In quello stesso momento, Jung sentì un rumore alle sue
    spalle, come se qualcosa urtasse contro la finestra: era uno scarabeo dello stesso tipo
    descritto dalla donna, che cercava di entrare nella stanza buia. Lo scarabeo, simbolo per
    eccellenza di rinascita, “entrato” nel momento analitico più idoneo, riuscì ad infrangere la
    barriera difensiva della donna che, ancorata ad una statica razionalità, non era riuscita,
    fino a quel momento, ad evolvere.

3 Il concetto di Sincronicità e la relazione con le scoperte
scientifiche
Il fenomeno della sincronicità sconferma il principio fisico della località, secondo cui i
processi fisici non possono avere effetto immediato su elementi fisici di realtà in un altro
luogo separato da quello in cui avvengono, ossia non possono avvenire “istantaneamente”
in luoghi remotamente separati.
Al contrario, il concetto di sincronicità riprende il concetto di “Correspondentia”, della
teoria medievale di Ippocrate, espresso nelle sue stesse parole: “Un unico confluire, un
unico cospirare (conflatio), sentendo tutto insieme. Tutto in rapporto alla totalità, ma in
rapporto alla parte le parti (presenti) in ogni parte con intenzione all’effetto. Il grande
principio va fino alla parte estrema, dalla parte estrema al grande principio: un’unica
natura, l’Essere e il Non-Essere. Ma il principio universale si trova anche nella più piccola
parte, la quale perciò coincide con il tutto”.
Questo concetto è strettamente legato al Principio di Analogia e Corrispondenza,
secondo cui, i principi e le leggi che regolano ogni piccola espressione di Vita, si
esprimono anche nel grande.
Inoltre, il principio della causalità è stato messo fortemente in discussione, nel mondo
della fisica, fin dall’inizio del secolo scorso, da alcune scoperte importanti, come quella
relativa al Principio di Indeterminazione di Heisenberg (1927), secondo il quale è
impossibile “fissare” la conoscenza delle particelle elementari, perché si presentano come
onde, o come corpuscoli, a seconda che si voglia osservare la velocità, o la posizione.
Alla fine del XX secolo, con lo svilupparsi delle ipotesi di fisica quantistica, fino alle
formule matematiche legate alla “Teoria delle superstringhe” e della possibilità di definire in
termini matematicamente chiari l’universo conosciuto come “Multiverso”, alcuni studiosi
hanno sviluppato nuovi filoni di indagine fisica e meta-fisica sulla sincronicità di particolari
eventi, non spiegabili in termini psicologici o fisici naturali, catalogati come “fenomeni di
Isocronicità nello spazio degli eventi”.
Un altro contributo importante è quello di Pauli (1900-1958), uno dei maggiori fisici
teorici del secolo scorso, che ha strettamente collaborato con Jung, per la definizione del
concetto di Sincronicità e che è stato definito “la coscienza vivente della fisica teorica”. Il
suo noto Principio di esclusione è stato alla base delle teorie successive che indagano il
fenomeno dell’entanglement quantistico, “in cui ogni stato quantico di un insieme di due o
più sistemi fisici dipende dallo stato di ciascun sistema, anche se essi sono spazialmente
separati”.
Il termine “entanglement” (groviglio, intreccio) viene introdotto, per la prima volta, da
Erwin Schrödinger, nel 1935, per indicare la presenza di correlazioni a distanza tra le
quantità fisiche osservabili dei sistemi coinvolti.
Questo concetto è stato ripreso successivamente dal fisico Alain Aspect, che nel
1982, ha dimostrato il principio della non località: due particelle che hanno
precedentemente interagito, una volta separate anche a distanze grandissime,
comunicano veramente tra di loro in maniera istantanea. Basta solo che una delle due sia
misurata, tramite una interazione diretta tra osservatore e osservato, per cambiare
all’istante anche l’altra.
Il collegamento tra sincronicità ed “entanglement” è evidente nelle stesse parole di
Jung “A differenza della causalità, la sincronicità si dimostra un fenomeno connesso
principalmente con processi che si svolgono nell’inconscio. Alla psiche inconscia spazio e
tempo si dimostrano relativi, ossia la conoscenza si trova su un continuum
spaziotemporale in cui lo spazio non è più spazio e il tempo non è più tempo. Se quindi
l’inconscio sviluppa e mantiene un certo potenziale alla coscienza nasce la possibilità di
percepire e conoscere eventi paralleli.”

Infine, un altro contributo importante, nel mondo della scienza è quello offerto da
David Bohm, discepolo di Krishnamurti, è riconosciuto come una delle menti più originali e
profonde del secolo appena concluso: scienziato e filosofo, le sue scoperte e riflessioni
hanno influenzato in maniera decisiva la fisica contemporanea.
Una delle principali scoperte di Bohm è il “potenziale quantico”, quell’invisibile
parametro della fisica, così vicino alla coscienza, in grado di guidare tutta l’esistenza, dalle
particelle elementari agli organismi complessi, e che gli ha consentito la formulazione di
una versione completamente nuova della meccanica quantistica.
Il potenziale quantico, inteso sia come concetto della fisica teorica che come concetto
filosofico, ha portato Bohm a sviluppare una teoria di più ampio respiro, quella del
cosiddetto “ordine implicato”, nell’ambito della quale tutto ciò che esiste materialmente, ed
è per questo esplicato, ha un suo corrispettivo in ciò che esiste spiritualmente, essendo
per questo implicato. Due realtà, quella della materia e quella della coscienza, che
interagiscono in maniera sincronica e armoniosa, e che Bohm intendeva descrivere con un
modello fisico-matematico in grado di offrire un’interpretazione unificante.
L’universo di Bohm, partendo dalla fisica dell’infinitamente piccolo, si risolve in una
cosmologia del tutto nuova in cui mente e materia convivono in sintonia.
Bohm usa la metafora dell’ologramma per spiegare la sua teoria: ogni parte ha
implicitamente trattenuto l’informazione del tutto.
La teoria dell’ordine implicato sostiene che la coscienza è intessuta implicitamente in
tutta la materia e la materia è intessuta nella coscienza.
Nell’universo bohmiano materia e significato si influenzano continuamente a vicenda,
come a livello individuale lo stato della mente può influenzare il corpo e lo stato del corpo
può influenzare lo stato della mente.

4 Implicazioni per la vita quotidiana
Il concetto di Sincronicità assume una implicazione particolarmente importante nella
nostra vita quotidiana, perché ci richiama alla necessità di applicare una lettura sottile
degli eventi che ci circondano, cercando il senso più profondo e ampio di quello che ci
accade, partendo dal presupposto che “tutto ciò che è fenomenico ha un senso” ed “una
causa” da cui origina.
Cogliere la causa di quello che ci accade consente di comprendere quale
Insegnamento possiamo trarre da un incontro o da un evento anche doloroso della nostra
vita, in modo da essere gli attori principali della nostra esistenza, riconoscendo anche la
nostra responsabilità ed il nostro contributo per quanto accade.
Questa attitudine, che potremmo dire meditativa, ci consente di penetrare in Spazi più
ampi e meno conosciuti, in cui possiamo sperimentare il vissuto di essere parte di un
grande disegno, in cui ogni incontro, ogni evento, per quanto causale ci possa sembrare
ha in sé un significato importante per la nostra Crescita.

di Dario Sepe, Adriana Onorati, Fortunata Folino

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